Profili senior e figure junior, interconnessioni tra generazioni anche attraverso il “reverse mentoring” (ovvero la pratica mediante la quale i dipendenti più giovani, meno esperti, ma con competenze diverse per esempio digitali, sono chiamati a trasferire queste conoscenze ai colleghi senior). L’evoluzione e trasformazione costante del mondo del lavoro mettono davanti le aziende alla necessità, sempre più forte, di adattarsi per rimanere competitive. Una delle chiavi per riuscirci è sicuramente la gestione efficace delle risorse umane, oggi, anche facendo particolare attenzione ai temi di mentoring, ageing e reverse mentoring. Elementi che se ben usati e implementati in un’organizzazione possono diventare strumenti utili ad ottimizzare la produttività e migliorare le performance dei team. Abbiamo approfondito questi temi con Lorenzo Bassi, Partner di Carter & Benson e da qualche anno membro dell’AIDP, Associazione italiana direzione del personale che ha lanciato proprio un progetto di mentoring che mette in contatto studenti e figure giovani nel mondo HR con mentor, figure più senior e qualificate. Chi è il mentor, che cos’è il mentoring e perché è una pratica importante in un’organizzazione? Il mentor è un dipendente esperto che fornisce guida, supporto e consigli ad un collega che ha meno esperienza (mentee in gergo), questo rapporto di fiducia e rispetto reciproco è basato sulla condivisione di esperienze, conoscenze e competenze e ha l’obiettivo di favorire la crescita professionale e personale, tramite il confronto per l’esercizio della sana curiosità. LEGGI L'APPROFONDIMENTO |