In Italia le donne manager sono più di un milione con un incremento doppio rispetto a quello dei colleghi maschi, questo il risultato dell'ultimo Rapporto sull'imprenditorialità femminile di Unioncamere. Nonostante il dato che emerge da questo rapporto possa sembrare confortante, i numeri dicono che la presenza femminile a livello apicale è meno di un quarto del totale dei manager italiani. Una strada ancora molto in salita. Chiara Arosio, Principal di Carter & Benson “Nella vita sociale, politica e nelle aziende vediamo sempre più donne ricoprire ruoli chiave e probabilmente assisteremo a importanti incrementi nel prossimo futuro, ma non è questo il punto, perché c’è un tema che rimane aperto. È la sfumatura con la quale si interpreta il ruolo femminile nel mondo. Una sfumatura per la quale, io per prima, mi pongo alcune domande: “Fino a quando farà notizia il successo di una persona solo perché è una donna? Fino a quando farà notizia il colore della pelle? Fino a quando continueremo a leggere sui media frasi del tipo -La Harris è stata quindi la prima donna a ricoprire tale carica, oltre che la prima figura asio-americana- oppure -Per la prima volta in 700 anni l'università Sapienza di Roma ha un rettore donna: Antonella Polimeni- ? La parità di genere è un punto di partenza e, certamente, ben vengano le associazioni che si fanno portavoce di questi messaggi e che supportano la diffusione della cultura delle pari opportunità, ma personalmente auspico che l’attenzione si sposti sul merito, sulle competenze e sulle qualità di ogni individuo nel lavoro e nella vita.” La incalza Simona Cremascoli Partner di Carter & Benson e Board Member di IMD “SCEGLIERE LE PERSONE PER QUELLO CHE SONO E CHE VALGONO, questo il nostro mantra, la filosofia della quale ci facciamo portavoce. Da noi, infatti, non esiste il tema delle quote rosa, l’equità prescinde dal genere ed è data dal merito e dalla capacità di fare. Le donne non sono una specie protetta e quando si pensa ad una persona per un incarico, qualunque esso sia, è fondamentale non operare la scelta per ragioni legate al genere sessuale, all’età o all’etnia. Quando si seleziona una persona quello che conta sono le sue competenze, la sua preparazione e le sue capacità in relazione al ruolo che deve andare a ricoprire. Le pari opportunità non debbono essere una questione di percentuali da rispettare, né le quote rosa devono costituire corsie preferenziali, questo sarebbe negativo perché potrebbe significare inserire nell’organico persone non all’altezza della mansione. Stabilire l’equità significa andare oltre ed essere capaci di cambiare i paradigmi.” APPROFONDISCI SUL NOSTRO SITO |